L’installazione era posizionata nella prima sala del padiglione centrale, dove era ospitata la mostra elements of architecture. Obiettivo dell’installazione era di evidenziare uno dei temi chiave della mostra stessa: la relazione (o spesso, in effetti, il conflitto) tra valori d’uso e ambizioni simboliche in architettura. L’installazione funzionava come “dramma” iniziale della mostra, come notato da Cynthia Davidson sulla rivisita LOG.
Sotto metà del soffitto a cupola alto 14 metri decorato da Galileo Chini nel 1909 con la storia dell’arte dall’età primitiva fino a quella moderna, un nuovo controsoffitto a struttura metallica alto 2,30 metri ospitava tutte le “interiora” (ovvero gli impianti) che di solito i soffitti moderni contengono.
Fisicamente, l’opposizione era quindi tra alto e basso, concettualmente tra il meramente simbolico e il meramente utilitario. Questa opposizione era già il tema del poster del 2012 del progetto di ricerca di Manfredo di Robilant intitolato Utility vs Symbol e dedicato alla storia del soffitto in epoca moderna.
Fisicamente, l’opposizione era quindi tra alto e basso, concettualmente tra il meramente simbolico e il meramente utilitario. Questa opposizione era già il tema del poster del 2012 del progetto di ricerca di Manfredo di Robilant intitolato Utility vs Symbol e dedicato alla storia del soffitto in epoca moderna.
Venezia, 2014
Committente: La Biennale di Venezia
Manfredo di Robilant (e Rem Koolhaas/AMO)
Strutture: IPEprogetti Srl